
Per alcuni studiosi, il racconto della visita dei Magi può essere originato da un avvenimento realmente accaduto e tramandato dalla tradizione, che sarebbe stato riportato e rielaborato da Matteo. I maghi non erano ben visti nella mentalità ebraica a causa della condanna della magia da parte della Bibbia, quindi la tradizione non avrebbe avuto nulla da guadagnare inventando l’episodio. Il racconto non si può però definire interamente storico, perché presenta diverse incongruenze. Dal punto di vista astronomico, una stella non può avere guidato i Magi, precedendoli, da Gerusalemme a Betlemme (che distano appena 10 km) ed essersi poi fermata; nell’ipotesi, avanzata da alcuni astronomi, che sia trattato di una congiunzione tra i pianeti Giove e Saturno, il movimento apparente di essi può accordarsi con il racconto evangelico (essendo visibili a sud, i due pianeti erano davanti ai Magi e quando culminavano allo zenit i pianeti sembravano essere fermi), ma l’idea che l’astro possa essersi fermato proprio sulla casa sarebbe frutto della tradizione popolare. Perplessità nascono anche dalle modalità del colloquio dei Magi con Erode e dall’apparente ingenuità del re, persona in realtà molto astuta, che invece di fare seguire i Magi gli chiede di ritornare per informarlo e così si fa raggirare da loro; non si capisce neanche perché “tutta Gerusalemme” dovrebbe essere in subbuglio ed avere paura di questa nascita. Queste circostanze avrebbero in realtà il fine di illustrare la teologia dell’evangelista. Secondo Ortensio da Spinetoli, è possibile che visitatori orientali si siano effettivamente trovati a Gerusalemme al tempo della nascita di Gesù, ma non si può dire con certezza se abbiano incontrato la Sacra famiglia o se siano stati successivamente confusi con i primi adoratori del Messia.
Il teologo Raymond Brown, come anche altri studiosi, ritiene che la figura della stella, come quella dei Magi, derivi comunque da precedenti tradizioni facenti riferimento all’Antico Testamento e nota come nel racconto “molte caratteristiche sono sconcertanti. Se Erode e tutta Gerusalemme sapevano della nascita del Messia a Betlemme e Erode massacrò i figli di un’intera città nel corso della ricerca di Gesù (2:16), perché più tardi nel suo ministero nessuno sembra conoscere le meravigliose origini di Gesù (13:54-55), e il figlio di Erode non ricorda nulla di lui (14:1-2)?”
Anche il biblista Mauro Pesce osserva che “tutto lascia pensare che la vicenda dei Magi sia solo un artificio letterario-propagandistico. Matteo scrisse intorno all’anno 80, quando la nuova religione si stava diffondendo fuori dalla Palestina. Probabilmente il suo vangelo volle lanciare un messaggio ai non-Ebrei, dicendo che Gesù si era rivelato anche e soprattutto a loro: infatti per gli Ebrei i magi erano «gentili», cioè pagani; eppure, secondo Matteo, seppero dell’arrivo del Messia prima del clero di Gerusalemme”. Concordemente Francesco Sforza Barcellona, docente di Storia del cristianesimo all’Università di Roma-Tor Vergata, sottolinea che “nel racconto evangelico ci sono messaggi in codice anche per gli Ebrei. Evidente è lo sforzo di far quadrare la figura di Gesù con le profezie bibliche. Per esempio nel Salmo 71 (ora 72) si prediceva che al Messia sarebbe stato donato «oro d’Arabia» e che «i re degli Arabi e di Saba» (leggi Yemen) gli avrebbero «offerto tributi». Ed ecco l’adorazione dei Magi, che con il loro oro «legittimano» Gesù in base ai parametri biblici”.