LA TERRA DI KEMET

Come chiamavano il proprio paese gli egizi?

L’antico nome era Kemet “[terra] nera”, era dovuto al fertile limo nero depositato dalle piene del Nilo, distinto dalla Dšrt, la “[terra] rossa” del deserto. In copto, il nome del Paese è Keme o Kemi.

E la parola Egitto?

Il nome italiano “Egitto” deriva dalla parola latina Aegyptus che, a sua volta proviene dal greco, Àigüptos. Il nome greco potrebbe essere una derivazione dall’egizio Hut ka Pta, “casa del ka di Ptah”, nome di un tempio del dio Ptah a Menfi. Nel periodo egizio il termine più usato, soprattutto nelle titolature ufficiali, era Taui, che significa Le Due Terre, termine indicante l’unione del Basso e dell’Alto Egitto.

Chi fu il primo faraone?

La storia dell’Antico Egitto è divisa in dinastie. Quasi tutte le fonti concordano nell’indicare un nome, Menes (Men in geroglifico). Anche Erodoto parla di un certo Mina, il primo dei 330 re che avrebbe governato l’Egitto.

Menes è esistito per davvero?

Sono molte le perplessità. Siamo circa nell’anno 3.150 a.C. e in questo periodo i sovrani portavano tre nomi, quello legato al dio falco Horus, quello delle Due Signore e i prenomen dell’incoronazione. Menes quindi potrebbe non essere un nome proprio ma uno dei tre titoli del sovrano. I due re che si contendono questa identificazione sono Narmer e Aha. Questo per due motivi principali. Su alcuni sigilli di anfore, accanto ai nomi di entrambi, compare il termine Men. Gli egittologi propendono per far coincidere Menes con Narmer, mentre Aha avrebbe successivamente portato a compimento il processo iniziato dal primo. Tutto a posto quindi? Direi proprio di no.

Perché gli egittologi non tengono conto delle prime dinastie definite mitiche?

Uno dei passaggi fondamentali per capire l’Egitto infatti è quello di conoscere l’esatta successione di faraoni che vanno dalla costruzione dell’Egitto fino alla conquista di Alessandro Magno.

La prima fonte è Manetone, un sacerdote egizio di epoca tarda. Sono i Tolomei ad assegnargli il compito di redigere una cronaca dei sovrani dalla prima casa regnante all’arrivo dei Macedoni.

C’è poi la pietra di Palermo, una stele di granito nero del V secolo a.C., così chiamata perché si trova nella città italiana. Dal frammento si evince che l’iscrizione fa riferimento a un elenco di tutti i re fino ai tempi chiamati mitici dagli egittologi.

Il canone di Torino, giunto nella città grazie all’acquisizione dei Savoia. È un papiro che risale al regno di Ramses II, considerato, sempre dagli egittologi, il più attendibile dei documenti.

Infine c’è la tavola di Abido e di Saqqara di epoca ramesside.

Tutti questi testi riportano più di 31 dinastie, ma gli egittologi non si interessano di quelle che risalgono ai tempi mitici, sostenendo che siano solo i nomi dei protagonisti di favolette.

Riflettiamo bene.

Fino a pochi anni fa, per questi professionisti della storia, il diluvio universale era solo un mito, poi abbiamo scoperto che non era così. Sempre gli “accademici” sostenevano che la civiltà fosse comparsa nel 4.500 a.C e ridevano di coloro che davano credito a Platone o a altri miti. Voglio anche ricordare Schliemann per la scoperta della città di Troia grazie ai miti dell’Iliade. Ma vi ricordate cosa è successo a metà degli anni Novanta? È stata scoperta in Turchia la città di Gobekli Tepe e dopo approfonditi studi, grazie alla datazione con il radiocarbonio, si è capito che i ritrovamenti in Turchia riguardavano un periodo che risaliva al 9.600 a.C. Ancora una volta, quanto ci raccontavano i miti era vero. Voi avete sentito chiedere scusa da quelli che prima ridevano? Io no. Lo stesso ora stanno facendo con i faraoni egizi, invece io ho il sentore che quelle dinastie, che parlano di dèi e semidèi o dei Seguaci di Horus, possano nascondere verità che cambierebbero la storia dell’Egitto e del mondo intero. Ma il tempo è galantuomo. Procediamo oltre.

A mio avviso è più mito assegnare la Grande Piramide a Cheope. Come è possibile che un faraone non ricopra le pareti della propria piramide con geroglifici celebrativi e cartigli ufficiali con il suo nome? La cosa è assurda. All’interno, gli unici geroglifici sono quelli degli ambienti scoperti da Vyse sopra la camera del Re, ma come vedremo, questi molto probabilmente sono stati creati ad arte dallo stesso archeologo. Considerando la mole dell’opera e lo sforzo generazionale per costruirla, unito al desiderio di immortalità del faraone, sarebbe stato logico pensare di trovare numerose ed inequivocabili scritture e disegni che ne stabilissero la paternità, ad imperitura memoria, così come accadde per il resto delle opere realizzate dai faraoni dalla V dinastia in poi. La coincidenza temporale tra la progettazione e la realizzazione della Grande Piramide, con la durata di vita di Cheope, è altamente improbabile. Impossibile costruire una piramide tale in 20 anni, tempo che gli egittologi attribuiscono al regno di Cheope. Dal confronto con le numerose piramidi costruite dalle dinastie successive, la Grande Piramide ne esce ancora come un’anomalia poco giustificabile. Non è credibile che le piramidi costruite tempo dopo siano meno perfette di quelle della IV dinastia. Come se noi prendessimo come esempio la storia delle case automobilistiche e ci accorgessimo che le auto costruite durante i primi anni del Novecento fossero migliori di quelle di adesso.

Con l’inizio della IV dinastia, e per tutta la sua durata, sorgono monumenti che non hanno nulla a che fare con quelli precedenti. Non vi sono più dedali di corridoi, magazzini, abbellimenti, decorazione e iscrizioni. Non sono presenti neanche stanze riservate a sepolture familiari. Insomma non c’è nessuna delle caratteristiche riscontrate nel mausoleo di Zoser. Inoltre, all’improvviso, con la fine della IV dinastia, pare esaurirsi questa capacità costruttiva. La competenza che troviamo nelle piramidi di Cheope, Khefren e Micerino, comparsa dal nulla, nel nulla è tornata. Com’è possibile questo? A questa domanda gli egittologi non rispondono.

Ho già parlato del fattore tempo e del numero di lavoratori che ci volevano per trainare 2.415.000 massi per costruire la piramide, e cosa dire dei 9 monoliti di granito che andavano dalle 50 alle 70 tonnellate? Ancora una volta, dall’archeologia ufficiale nessuna risposta. Il complesso Piramidale di Giza è allineato con i complessi piramidali di Teotihuacan in Messico e Xian in Cina; inoltre, la disposizione sul piano delle 3 piramidi per ciascun sito è praticamente identica. Che sia solo un caso? E la corrispondenza con la cintura di Orione è sempre stata opera della IV dinastia?

Molti egittologi parlano di cantieri imbastiti attorno alla grande piramide, risalenti all’epoca di Cheope; cantieri affollati da migliaia di operai, come mostrano numerosi reperti; pertanto è palese che la Grande Piramide sia stata costruita sotto il regno di quel faraone. Le prove sono inconfutabili, ma la conclusione è una forzatura; appare molto più credibile e verosimile che sotto il regno di Cheope sia stata portata a termine una colossale opera di “restauro” della Grande Piramide, pre-esistente, consistente nel rivestimento dell’intera superfice della piramide con lastre di calcare bianco. Inoltre sono dell’epoca di Cheope le piramidi satelliti costruite attorno alla Grande Piramide

Dov’è la mummia del faraone? Non è possibile che sia stata rubata, perché i corridoi che dovevano permetterlo sono in alcuni punti larghi solo 65 centimetri. I tombaroli da dove lo hanno fatto passare?

Allo stato attuale non esiste una prova scientifica che avvalori l’assegnazione della piramide a Cheope, dai miti antichi siamo passati ai miti degli egittologi. Inoltre, a differenza dei fittizi marchi di cava di Vyse, c’è una stele che conferma come la Grande Piramide esistesse già prima del tempo di Cheope. E gli egittologi cosa fanno? Visto che questa scoperta dell’archeologo francese Auguste Mariette contrasta le loro teorie, l’hanno dichiarata un falso.

Si tratta della Stele dell’Inventario. Secondo quanto è riportato in questa importantissima iscrizione, la piramide sarebbe stata costruita in un’epoca molto antecedente rispetto a quella della IV dinastia. La piramide viene accostata piuttosto alla dea Iside chiamata “la signora della Piramide”. Di Cheope quindi non si fa nessun riferimento.

Elemento chiave per capire che l’assegnazione degli archeologi è assurda, è studiare la figura di Howard Vyse. Personaggio poco credibile, fece con i suoi scavi danni incredibili. Basta dire che per aprirsi la strada verso le camere, poi definite di scarico, utilizzò la dinamite. Esistono molti dubbi proprio riguardo alla sua attendibilità e serietà professionale. Ricordiamo che il presunto ritrovamento avvenne alla fine di una campagna costata una valanga di sterline e che aveva portato a esiti deludenti, non proporzionati al dispendio economico. Sorge quindi il sospetto che il poco professionale e screditato ricercatore potesse avere disegnato lui stesso sulle pareti i marchi di cava.

Ma di questo vi parlerò in un altro articolo.