Castello di Fosdinovo

“Il profilo della struttura emergeva tra brandelli di nuvole basse, disegnando un sortilegio di pinnacoli, bastioni e merlature. Imponente e maestoso, il castello di Fosdinovo sorgeva all’estremità del borgo, sul crinale di un colle che dominava tutta la costa apuana e dal quale si poteva contemplare il mare fino alla Corsica.
Quattro torri rotonde svettavano dalla pianta quadrangolare, così possenti da sembrare i pilastri del firmamento. Di forte impatto erano anche il bastione semicircolare, i due cortili interni, i camminamenti di ronda e i loggiati.
Lara era giunta a Fosdinovo prima degli altri per controllare che fosse tutto in ordine…..”

da “Rosso Scarlatto”

PER CHI FOSSE INTERESSATO, c’è la possibilità di PERNOTTARE nel Castello. Per maggiori informazioni visitate il sito https://castellodifosdinovo.it/

Un video per iniziare

Fosdinovo è un comune italiano di 4 692 abitanti e di 48,71 km² della provincia di Massa-Carrara, porta della regione storica della Lunigiana e sita all’interno del bacino idrografico della Val di Magra.
Fin dalla Preistoria abitato, ebbe la sua epoca d’oro tra il XIV ed il XVIII secolo, quando fu capitale di un marchesato indipendente e retto dal più importante ramo della famiglia Malaspina dello Spino Fiorito, i cui marchesi erano vicari imperiali in Italia. Ciò ha lasciato profonde tracce nell’architettura, nell’arte e nella cultura locale. Il centro, che passò quasi indenne attraverso le turbolenze degli ultimi secoli medievali e del Cinquecento toscano, visse periodi di benessere, arricchendosi talmente tanto che nel 1666 venne autorizzato dal Sacro Romano Impero a coniare monete proprie. Nell’area solo Massa e Tresana possedevano un privilegio simile.
Al termine dell’occupazione napoleonica della Toscana, nei primi anni dell’Ottocento, Fosdinovo venne strappata ai Malaspina e posta dal Congresso di Vienna sotto l’autorità del Ducato di Massa, e poco dopo sotto quella del Ducato di Modena, governato allora dagli Estensi. La famiglia di origine ferrarese fece subito del comune la capitale della Lunigiana ducale. Nel 1859 il comune entrò a far parte del Regno d’Italia. Sempre nelle campagne e nei piccoli centri del fosdinovese vi furono poi numerosi scontri tra partigiani ed Alleati da un lato e forze tedesche dall’altro che culminarono nei rastrellamenti di fine novembre 1944 e negli ultimi scontri e bombardamenti del 23 aprile 1945.
Il territorio comunale di Fosdinovo si estende per 48,71 km².
Confina, in senso orario, con i comuni di Aulla, Fivizzano e Carrara della provincia di Massa e Carrara e con i comuni di Luni, Castelnuovo Magra e Sarzana della provincia della Spezia.

Le tracce più antiche dell’uomo nel territorio di Fosdinovo non risalgono molto indietro nella preistoria: una statua stele dell’età del ferro proviene propriamente dal territorio fosdinovese.
Con la fondazione di Luni (177 a.C.) e la definitiva affermazione dell’occupazione romana, il territorio di Fosdinovo presentava un utilizzo agricolo con piccole fattorie prospicienti la piana costiera
Nulla sappiamo del destino di Fosdinovo durante l’epoca della crisi dell’Impero romano, del periodo goto e dell’epoca di Giustiniano.
Il castello e l’abitato sono già menzionati nel 1084. La nascita di Faucenova, antico nome di Fosdinovo, è certamente legata al controllo di un nuovo valico, un nuovo passo, una nuova “foce”, tra la zona costiera e le valli interne della Lunigiana. Il passaggio dai Domini ai Malaspina è graduale e fino al 1340 Spinetta Malaspina il Grande non sarà effettivamente Signore di Fosdinovo, anche se già nel 1308 aveva poteri giurisdizionali. Nel 1340 Spinetta acquistò tutti i diritti dei nobili fosdinovesi per il prezzo di 500 fiorini d’oro e diventò Signore incontrastato del feudo. I suoi successori reggeranno lo stato con il titolo di marchesi di Fosdinovo.
Nel 1797, il marchese Carlo Emanuele Malaspina di Fosdinovo, dopo le prime vittorie di Napoleone Bonaparte contro gli Austriaci, aderì favorevolmente all’abolizione dei feudi imperiali imposta dal corso con il decreto del 2 luglio 1797, rinunciando alla podestà sovrana sulle terre.
A seguito della Restaurazione Fosdinovo entrò prima all’interno del Ducato di Massa e Carrara, per poi andare a far parte, nel 1815, del dominio degli Estensi, ossia il Ducato di Modena e Reggio (1829). Dal 1816 al 1847 fu la capitale della Lunigiana estense, che verrà unita nel 1849 alla provincia modenese di Massa e Carrara, erede del precedente ducato anch’esso annesso a Modena, nel 1829. Seguirà così il destino dello stato modenese, entrando a far parte del Regno d’Italia nel 1859. (https://it.wikipedia.org/wiki/Fosdinovo)

IL CASTELLO

Iniziamo con la visita

Il castello di Fosdinovo è stato residenza principale del marchese, reggitore dell’omonimo feudo, appartenente ad uno dei rami dei Malaspina dello Spino Fiorito, dal XIV al XVIII secolo.
La costruzione dell’imponente fortezza, che si fonde perfettamente con la roccia arenaria, ebbe inizio nella seconda metà del XII secolo, anche se si parla del Castrum Fosdinovense già in un documento di Lucca del 1084.
Innalzata a dominio e difesa del primitivo Castro di Fosdinovo, nel 1340 venne ufficialmente ceduta dai Nobili di Fosdinovo a Spinetta Malaspina, morto nel 1352. Egli creò così il marchesato di Fosdinovo risiedendo nel castello che il nipote Galeotto I, scomparso nel 1367, in seguito ingrandirà e abbellirà.
Sul finire del Quattrocento il castello fu restaurato razionalmente da Gabriele II Malaspina. Nel Cinquecento, grazie all’opera del suddetto regnante e del suo successore Lorenzo Malaspina, il castello acquistò l’aspetto di dimora gentilizia e la dimensione di corte rinascimentale, mentre nel Seicento, durante il marchesato di Giacomo (Jacopo) II Malaspina, il borgo si ingrandì ulteriormente fino a contare, nel 1636, ben ottocento “fuochi”.

Il castello di Fosdinovo si compone di una pianta quadrangolare con quattro torri rotonde orientate, un bastione semicircolare, due cortili interni (uno centrale), camminamenti di ronda sopra i tetti, giardini pensili, loggiati ed un avamposto verso il paese, detto anticamente lo “spuntone”, formidabile strumento difensivo (una sorta di rivellino). Protetta in origine da un ponte levatoio, la porta d’ingresso duecentesca introduce in un piccolo cortile in stile romanico dove una colonna marmorea, anch’essa del Duecento, ne sostiene i loggiati superiori. Dal cortile, dove in epoca rinascimentale erano posti i cannoni, partono le larghe rampe di scale, percorribili anche a cavallo, che conducono a quello più grande e centrale. Questo presenta un elegante porticato rinascimentale con colonne in pietra, un pozzo ed un bel portale cinquecentesco in marmo da cui inizia il percorso per raggiungere le sale del castello, arredate ed affrescate alla fine del XIX secolo.
La Sala d’ingresso, la Sala da pranzo col grande camino settecentesco e le ceramiche da farmacia del Seicento, la Sala del trono, il vasto Salone con gli attigui salotti e la camera del trabocchetto con la sottostante camera delle torture. Si racconta che proprio da questa stanza, la marchesa Cristina Pallavicini, donna malvagia e lussuriosa, eliminasse i suoi amanti facendoli cadere nella botola situata ai piedi del letto. E proprio i trabocchetti erano una caratteristica del castello. Ne esistevano tre, due nel loggiato che dava sull’orto ed uno nella torre d’angolo. Alla loro base erano infissi affilati coltelli con la punta rivolta verso l’alto, di modo che lo sventurato, una volta caduto dalla botola attivata con una molla, veniva colto immediatamente dalla morte. Oltre a questi tremendi strumenti di tortura, ne esisteva un altro ancor più terribile. Si trattava di un braccio di ferro che sporgeva dal muro della torre, ad esso era applicata una carrucola ed un anello murato in terra, collegati da una corda. Il torturato veniva appeso e lasciato penzoloni sotto gli occhi di tutti, finché non fosse morto.
Nella più antica torre di levante, si trova la cosiddetta “camera di Dante”, dove, secondo la tradizione, dormì il Sommo Poeta quando fu ospitato nel castello durante il periodo di esilio. Gli affreschi presenti nel grande salone centrale raffigurano proprio l’antica amicizia di Dante con i Malaspina, ricordata da Giovanni Boccaccio.
I piani superiori sono contraddistinti da altre sale arredate. Il castello, di proprietà degli eredi Torrigiani-Malaspina, è visitabile ed è completamente ammobiliato.

Per chi volesse approfondire

ecco un altro link per approfondire http://www.castellodifosdinovo.it/

LA CULLA DI FERRO

Non una leggenda, ma la triste storia di due fratelli, Ippolito e Ferdinando Malaspina. Il primo, marchese del feudo, sposo di Cristina Pallavicini, succedette al padre nel dominio del feudo, ma il fratello fece sospettare che egli stesso avesse avvelenato il padre per il potere. Nel 1671, Ippolito venne ucciso a archibugiate dagli scagnozzi del fratello Ferdinando, che voleva impossessarsi del feudo.
Ma come dice il famoso adagio, Ferdinando non gioì per molto tempo. Dirigendosi verso il castello per essere investito del feudo, venne ucciso allo stesso modo dai seguaci del defunto Ippolito. Il feudo si trovò quindi nelle mani e nel grembo di Cristina, incinta del marito. Si narra che per evitare a tutti i costi il passaggio al marchesato di Pallerone, il figlio appena nato di una popolana venisse nascosto del castello, in caso di complicazioni del parto. Ma non ce ne fu bisogno. Il figlio di Cristina, Carlo Agostino, assicurò la discendenza al feudo di Fosdinovo. La sua importanza si riflette anche nella culla che lo accoglieva, in ferro con lucchetti, per evitare a qualsiasi malintenzionato qualsiasi idea malsana.

tratto da https://www.terredilunigiana.com/leggende/fosdinovofratelli.php

IL LETTO CHE RESPIRA

Questo è il letto sul quale morì il marchese Ippolito, ucciso avvelenato dal figlio. Si narra che, dal momento della sua morte, il letto è come se conservasse lo spirito del defunto: le lenzuola sono sopraelevate e se toccate con leggerezza si riesce a sentire una sorta di flusso d’aria che ricorda un respiro. Inoltre, da ciascuno dei 4 pomelli del letto, si sentono i battiti del cuore del marchese: gli ultimi battiti prima della morte del marchese. 

IL SALONE DEGLI AFFRESCHI

Gli affreschi presenti nel grande salone centrale raffigurano l’antica amicizia di Dante con i Malaspina.

LA STANZA CON LA BOTOLA

Tra le leggende del Castello Malaspina a Fosdinovo, questa narra che Cristina Pallavicini, vedova del marchese Ippolito Malaspina, fosse una donna crudele, lasciva e lussuriosa. Innumerevoli furono i suoi amanti, nessuno poteva rifiutarla e nessuno usciva più dalle sue stanze da letto. La marchesa aveva escogitato un sistema per eliminare i malcapitati uomini: una botola costruita al centro della camera dove buttarli una volta consumata la passione. Sul fondo dell’apertura, ad aspettare i corpi gettati, si ergevano affilatissime lame che garantivano una morte rapida agli amanti. Ancora oggi è visibile nella stanza il gancio al quale venivano appesi per essere poi lasciati cadere, ma mai nessuno scoprì le crudeltà della donna.

Precedente (Monzone Alto)

Successiva (La leggenda del fantasma)