I GIGANTI
Questo articolo parte dall’analisi del lavoro di due ricercatori che io ammiro e apprezzo, Zecharia Sitchin e Graham Hancock. Ho più volte fatto riferimento ai loro studi e alle loro analisi, ma questa volta voglio parlare di alcune loro interpretazioni che non mi soddisfano.
Quanto leggerete è solo il mio pensiero e anch’io potrei aver sbagliato nell’analizzare la questione. È già successo altre vote e succederà ancora, quindi, nel caso le mie considerazioni fossero errate, sono pronto a fare un passo indietro.

Prima di partire nell’analisi volevo introdurre un brano estratto dal libro di Sitchin, Il pianeta degli dèi:
“[…] da giovane studente cominciai a pormi delle domande per conto mio. Un giorno, per esempio, [a scuola] leggemmo nel capitolo VI [della Genesi] che, quando Dio decise di distruggere l’umanità con il Diluvio universale, sulla Terra si trovavano ‘i figli delle divinità’, che avevano sposato le figlie degli uomini. L’originale ebraico li chiamava Nefilim e l’insegnate ci spiegò che significava ‘giganti’; ma io obiettai: non significava letteralmente ‘Coloro che sono stati gettati giù’, che sono discesi sulla Terra? Venni subito rimproverato, e mi fu intimato di attenermi all’interpretazione tradizionale […] E dunque, perché non accettare nel suo preciso significato letterale la parola con cui quegli stessi testi biblici chiamava i Nefilim, e cioè Visitatori della Terra provenienti dai cieli? L’Antico Testamento ripeteva in più punti: ‘Il trono di Jahwè è nel cielo’, ‘Dal cielo il Signore contemplò la Terra’. Il Nuovo Testamento invocava ‘Padre nostro, che sei nei cieli’[…]”

È doveroso fare alcune precisazioni, Sitchin nei suoi testi parla di esseri tecnologicamente avanzati giunti sulla Terra per rifornirsi d’oro, fondamentale per la vita di coloro che nelle tavolette sumere sono chiamati Anunnaki. Per lavorare nelle miniere questi esseri avevano creato una nuova razza gli esseri umani, agendo sul DNA dei primati che abitavano sulle Terra, l’Australopithecus, e inserendo al loro interno il loro genoma umanoide. Ecco la nascita del genere Homo, il primo molto probabilmente fu l’Homo Habilis.
Primo appunto da fare, cosa che non si evince dal libro di Sitchin, gli Anunnaki sumeri non devono essere paragonati ai Nephilim biblici, ma agli Elohim. Ma proseguiamo.

Molti studiosi contestano la traduzione di Sitchin del termine Nephilim.
Per fare un esempio voglio riprendere l’analisi fornita da Micheal S. Heiser, riportata nel libro di Hancock, Il ritorno degli dèi:
“Sitchin presume che nephilim derivi dalla parola ebraica “naphal” che in genere significa “cadere”. Quindi forza il significato “discendere” sulla parola, creando la sua traduzione “discendere dall’alto”. Nella forma in cui la troviamo nella Bibbia ebraica, se la parola nephilim
derivasse dall’ebraico “naphal” non sarebbe scritta nel modo in cui la troviamo. La forma nephilim non può significare “i caduti” (la parola sarebbe stata scritta nephulim). Analogamente nephilim non significa “coloro che cadono” o “coloro che precipitano”. L’unico modo in ebraico per ottenere nephilim da “naphal” secondo le regole della morfologia ebraica sarebbe presumere l’esistenza di un sostantivo scritto “naphil” e poi farne il plurale. Dico “presumere” poiché questo sostantivo non esiste nell’ebraico biblico, tranne che in Genesi 6: 4 e Numeri 13: 33, i due punti dove troviamo nephilim e questo significherebbe dare per presupposto ciò che si intende dimostrare! Tuttavia in aramaico il sostantivo naphil(a) esiste. Significa “gigante”, il che fa comprendere perché la Bibbia dei Settanta abbia tradotto nephilim come “giganti”.

Vediamo però anche l’opinione di Mauro Biglino, altro studioso ed esegeta biblico:
“Radice ebraica del verbo nafàl, però, da cui deriva il termine Nefilim, indica ‘cadere, scendere in basso, venire giù’ o anche, per estensione, ‘decadere’. Quindi il versetto citato potrebbe essere più correttamente tradotto col seguente significato: ‘In quel tempo sulla Terra c’erano quelli che erano venuti giù, erano scesi’. In questi nuovi termini verrebbe meno il problema interpretativo, perché, non trattandosi di giganti, non sarebbe necessario stabilirne l’origine, capire cioè se erano o meno il prodotto dei nuovi incroci: semplicemente la Bibbia ci dice che in quel momento sulla Terra c’erano ancora coloro che ‘erano scesi’ dai cieli.”
Come ho già accennato, a mio avviso, i Nephilim descritti da Sitchin non corrispondono agli Anunnaki sumeri, ma sono i loro figli, anche se questo non è molto chiaro leggendo il versetto 6 della Genesi:
“Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi.” (Genesi, 6: 1-4)
Tuttavia se facciamo una ricerca più approfondita si può venire a capo di questo dilemma. Per avere importanti delucidazioni basta far riferimento al Libro dei Giubilei (5,1) appartenente alla lettura ebraica extrabiblica, che riporta: “I Nephilim erano figli di queste unioni, tra i Figli di dio e le figlie degli uomini.” Anche lo scrittore giudeo Giuseppe Flavio ci parla di questo evento nel suo libro Antichità giudaiche dove riporta che gli “angeli di Dio” si unirono a donne e ne nacquero figli empi, orgogliosi, arroganti, fiduciosi esclusivamente della loro potenza, sottolineando che avevano tutte le caratteristiche che i Greci attribuivano ai giganti.
La lettura di questi testi chiarifica bene la situazione, che non risulta più così complicata come vogliono farci credere troppi studiosi. Le figlie degli uomini sono le femmine umane, i Figli di Dio, sono i figli degli Elohim, degli Anunnaki, degli esseri umanoidi che ci hanno creato. Da queste unioni nacquero i Nephilim, “i giganti”, sanguemisto che avevano un’altezza spropositata rispetto agli esseri umani. Questi erano considerati “uomini famosi”, probabilmente perché non erano molto numerosi e in quanto avevano doti fisiche e forza spropositata. Un esempio lo abbiamo nella figura di Golia.
Oltre alle loro dimensioni, davvero notevoli, Hancock nella sua analisi tralascia un particolare molto importante, un particolare che ci può far capire come questi “giganti” non fossero propriamente umani, come invece viene descritto ne Il ritorno degli dèi. Per mostrarvelo prenderemo in esame un altro passo biblico tratto dal Libro Secondo di Samuele capitolo 21:
“Ci fu un’altra battaglia a Gat, dove si trovò un uomo di grande statura, che aveva sei dita per mano e per piede, in tutto ventiquattro dita: anch’egli era nato a Rafa. Costui insultò Israele, ma lo uccise Giònata, figlio di Simeà, fratello di Davide. Questi quattro erano nati a Rafa, in Gat. Essi perirono per mano di Davide e per mano dei suoi ministri.” (2Samuele, 21: 20-22)
Lo stesso passaggio è poi ripreso in 1 Cronache 20, 6:
“Ci fu un’altra guerra in Gat, durante la quale un uomo molto alto, con le dita a sei a sei, in totale ventiquattro, anch’egli era della stirpe di Rafa.”
Perché Hancock non riferisce questo particolare? Forse perché è un elemento che dà ragione a chi descrive gli Elohim come esseri non terrestri? È perlomeno strano che uno studioso con la sua esperienza non faccia questo riferimento a mio avviso importante. Forse alcuni dei “giganti” avevano ereditato questa caratteristica dai loro padri, i figli di Dio, gli Anunnaki?
Ma procediamo nell’analisi e vediamo gli altri versetti che ci parlano di questi esseri giganti. Anche Golia era della città di Gat:

“Dall’accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle. L’asta della sua lancia era come un subbio di tessitori e la lama dell’asta pesava seicento sicli di ferro; davanti a lui avanzava il suo scudiero.” (1 Samuele 17, 4-7).
Tradotto in misure attuali, il gigante Golia misurava 3,12 metri, la sua corazza pesava tra 55 e 80 kg. e le punte della sua lancia tra 6,6 e 9,6 chili.
E ancora, possiamo leggere nel Primo Libro delle Cronache, la descrizione di un’altra lancia molto grande:
“Ci fu un’altra guerra con i Filistei, nella quale Elcanan figlio di Iair uccise Lacmi, fratello di Golia, di Gat, l’asta della cui lancia era come un subbio di tessitore” (1 Cr 20, 5),
Uno di questi passi dalla notevole valenza si trova nel Libro dei Numeri in cui si racconta che dodici spie furono inviate da Mosè per esplorare il Paese di Canaan e, di ritorno dal viaggio esplorativo, queste spiegarono così ciò che videro:
“Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che vi abbiamo vista è gente di alta statura; e vi abbiamo visto i giganti, figli di Anac, della razza dei giganti. Di fronte a loro ci pareva di essere cavallette; e tali sembravamo a loro.” (Numeri, 13:32-33)
Su ordine di Dio gli Anachiti sono sfidati e sterminati dal popolo di Israele per mano di Giosuè:
“In quel tempo, Giosuè si mosse per eliminare gli Anachiti dalle montagne, da Hébron, da Dabir e da Anab, da tutte le montagne di Giuda e da tutte le montagne di Israele; Giosuè li votò allo sterminio con le loro città. Non rimase un Anachita nel paese dei figli di Israele; solo ne rimasero a Gaza, a Gat e ad Asdod”(Giosuè 11, 21-22).
Il Primo Libro dei Re descrive il re Og di Bašan, uno dei re degli Amorrei, come un gigante:
“Perché Og, re di Bašan, era rimasto l’unico superstite dei Refaim. Ecco, il suo letto, un letto di ferro… è lungo nove cubiti secondo il cubito di un uomo” (Deuteronomio 3, 11).
Sono molti quindi i riferimenti biblici ai giganti, e questo ci indica che sia plausibile la loro effettiva esistenza. Ma allora chi erano?
Per i nostri Creatori erano figli del peccato, in quanto nati dall’incrocio delle due razze, incrocio che era severamente proibite dalle leggi stabilite dagli Elohim. Tra poco vi farò vedere chi fu il capo dei ribelli che disobbedì a queste leggi, esiste un apocrifo dell’Antico Testamento che ne parla ampliamente. Quindi il mistero per chi vuole capire come siano andate le cose non esiste, è tutto molto chiaro. Certo, se tiriamo in ballo “Angeli” o “Civiltà -antidiluviane”, la questione si complica, ma questo avviene perché i ricercatori hanno molti pregiudizi e già prima di iniziare gli studi presuppongono che l’uomo non possa essere stato creato da alieni, quindi, per evitare queste conclusioni, creano storie assurde e poco lineari.
Ma allora qual è il vero significato di Nephilim?
Una spiegazione ce la dà ancora una volta l’esperto conoscitore di lingue antiche, Mauro Biglino:
“Nella lingua aramaica esiste il termine AWS (nephilà), un nome proprio che identifica la costellazione di Orione e sono molti gli studi che tendono a correlare proprio quella costellazione con la nascita della civiltà umana […] nella mitologia greca Orione era un “gigante” originario della Beozia, figlio di Poseidone. Era un grande cacciatore e usciva sempre in compagnia del suo cane Sirio, che corrisponde ad Alfa Canis Majoris, la stella che ne accompagna il viaggio nella sfera celeste. Innamorato delle Pleiadi, figlie del titano Atlante, cominciò a molestarle e la dea Artemide, che si era a sua volta invaghita di lui, lo fece uccidere da uno scorpione. Zeus scoprì quanto era successo, si adirò e fulminò lo scorpione, poi decise di collocare nel cielo questo eroe e da allora la sua costellazione splende nella notte, nel continuo tentativo di raggiungere le Pleiadi, gruppo di stelle della costellazione del Toro, che lo precedono nel percorso celeste.”

Voglio sottolineare questo punto: anche se Nephilim non significasse “esseri scesi dal cielo”, il collegamento con le stelle non verrebbe meno, e questo è evidente. Anche nell’eventualità che Sitchin avesse forzato la traduzione, quindi non decade l’assunto della presenza sulla Terra di esseri venuti dallo spazio e di questo dovrebbero tenere conto anche i ricercatori tradizionali.
Ancora una volta voglio precisare che questo è il mio pensiero e che non posseggo alcuna verità in tasca, nessuna rivelazione scesa dall’alto, ma scrivo quello che penso, rispettando il parere e le opinioni degli altri. La mia critica a Hancock non fa venire meno la stima che provo per lui e per i suoi studi. Grazie a lui ho imparato molte cose. Tra l’altro scrive in modo sublime, ma questo non mi può far tacere su quanto penso riguardo ai Nephilim.
Vengo ora al punto cruciale. Chi erano questi Figli di Dio, questi Elohim che giacquero con le figlie degli uomini? Li conosciamo? La Bibbia ci fornisce poche notizie al riguardo ma, come detto prima, abbiamo a disposizione un apocrifo dell’Antico Testamento, mi riferisco al Libro di Enoch, che tra l’altro sarà un elemento fondamentale del mio prossimo romanzo L’angelo del male – Il risveglio.

Prima del XVIII secolo, gli studiosi credevano che questo testo fosse stato smarrito per sempre. Composto molto prima della nascita di Cristo, era noto solo per frammenti e riferimenti presenti in altri testi. Tutto questo cambiò quando l’avventuriero James Bruce di Kinnaird visitò l’Etiopia, tra gli anni 1770-72. Laggiù recuperò diverse copie del Libro di Enoch che nell’antichità erano state tradotte in ge’ez, la lingua sacra degli etiopi.
In questo testo si narra che in una serie di sogni, Enoch viene a conoscenza dell’avvertimento che Dio darà al suo discendente, Noè, del fatto che un diluvio si abbatterà sulla Terra, distruggendola. Particolarmente interessante è questo brano in cui si parla della necessità di guarire la Terra che gli angeli hanno corrotto… che tutti i figli degli uomini possano non perire per mezzo di tutte le cose segrete che i Guardiani hanno rivelato e insegnato ai loro figli.

Ma ecco alcuni brani significativi presi dallo scritto etiope.
Dal Capitolo VI:
E ciò avvenne quando i figli degli uomini si moltiplicarono, quelli che in quei giorni vennero alla luce. Fra di loro erano belle e seducenti figlie.
E gli angeli, figli del cielo, le videro e le desiderarono e dissero fra loro: “Andiamo, scegliamo degli mogli fra le figlie degli uomini che ci partoriranno dei figli.”
E Semyaza, che era il capo, disse loro: “Io temo che voi non siate concordi per compiere questa azione e io solo dovrò pagare la pena di un grande peccato.”
E tutti gli risposero e dissero: “Facciamo un giuramento e leghiamoci tutti con imprecazioni comuni.”
Tutti insieme prestarono il giuramento e si legarono l’un l’altro con mutue imprecazioni.
E in tutto essi erano duecento. Scesero, nei giorni di Jared, sulla cima del monte Hermon.
E questi sono i nomi dei loro capi: Semyaza, il loro apo, a Arachiel, Rameel, Kokariel, Tamiel, Ramiel, Danelet, Ezechiel, Barachiel, Azazel, Arnaros, Batartel, Ananiel, Zachiel, Samsiel, Satariel, Turiel, Joniaiel, Sariel.
Capitolo VII:
E tutti gli altri, insieme a loro, presero delle mogli e ciascuno ne scelse una e cominciarono a unirsi con loro.
Ed esse vennero fecondate e partorirono grandi giganti.
(In questo versetto è chiaro che i giganti erano figli dei Guardiani, dei Vigilanti, di quelli che la Bibbia chiama “Angeli”, dei figli di Dio, insomma… degli Anunnaki).
Essi consumarono tutti i beni degli uomini e quando gli uomini non poterono più sopportarli, i giganti si volsero contro di loro e divorarono l’umanità.
Ed essi iniziarono a peccare contro gli uccelli e gli altri animali e i rettili e i pesi e a divorarsi reciprocamente la carne e a berne il sangue.
Allora la terra mosse accusa contro i senza legge.
Capitolo VIII:
E Azazel insegnò agli uomini a fare spade e pugnali e scudi e corazze e fece loro conoscere i metalli e l’arte di lavorarli e di fare braccialetti e ornamenti e l’uso dell’antimonio e l’abbellimento delle palpebre e ogni sorta di pietre preziose e tutte le tinture coloranti.
Ed allora sorse molta infamia ed essi commisero fornicazione e vennero deviati e divennero corrotti in tutti i sensi.
Semyaza insegnò loro incantesimi e il taglio delle radici […]
E mentre gli uomini perivano, gridarono e il loro grido giunse fino al cielo.
Capitolo IX:
E allora Michele, Uriele, Raffaele e Gabriele guardarono giù dal cielo e videro molto sangue versato sulla Terra e tutta l’ingiustizia portata su di essa […]
“Ci rivolgiamo a voi, o Santi del cielo” le anime degli uomini fecero loro invocazione. “Portate la nostra causa davanti all’Altissimo.”
Capitolo X:
Allora l’Altissimo mandò Uriel dal figlio di Lameck e gli disse: “Un diluvio verrà su tutta la Terra e distruggerà tutto ciò che vi è su di essa”.
E a Gabriele disse il Signore: “Procedi contro i bastardi e i reprobi e contro i figli della fornicazione e distruggi i figli dei Vigilanti fra gli uomini: getta l’uno contro l’altro cosicché possano distruggersi a vicenda in battaglia, perché essi non devono avere lunga vita.” […]
E il Signore disse a Michele: “Va’, lega Semyaza e i suoi associati che si sono uniti con le donne e si sono contaminati con loro in tutta la loro impurità. E, quando i loro figli si saranno uccisi l’un l’altro ed essi avranno visto la distruzione dei loro cari, legali forte per settanta generazioni nelle valli della Terra, fino al giorno del loro giudizio e della loro fine, finché il giudizio che vale per sempre sarà pronunciato.”
In quei giorni essi verranno condotti agli abissi di fuoco e al tormento e alla prigione in cui essi saranno segregati per sempre.
E chiunque sarà condannato e distrutto da allora in poi sarà legato insieme a loro fino alla fine di tutte le generazioni.
Torno ora ad analizzare gli studi di Hancock, riportati nel testo Il ritorno degli dèi:
Il contesto non lascia dubbi sul fatto che i nephilim dovessero essere gente di “alta statura”, e i riferimenti come “Giganti” ha perfettamente senso, mentre la traduzione dataci da Sitchin è ovviamente erronea […] L’idea che i nephilim fossero esseri che erano “stati gettati giù dal cielo” o che “discesero dal cielo” venne impiegata da Sitchin, secondo Heiser, semplicemente perché favoriva la sua tesi e gli permetteva di far apparire i nephilim come antichi astronauti.
Come detto prima non mi trovo d’accordo con Hancock. Anche se Sitchin aveva forzato la traduzione di Nephilim, abbiamo visto che questo termine può essere collegato alla costellazione di Orione, perciò il significato di Nephilim “figli di Dio”, può essere tradotto con “figli di Orione”. Quindi, ancora una volta, si torna a un’ambientazione spaziale per coloro che generarono i Nephilim.

Hancock aggiunge anche che la Genesi non lascia spazio a equivoci sul fatto che siano la cattiveria umana e la malvagità del cuore degli uomini a causare il Diluvio mandato da Dio, un cataclisma al quale sopravviveranno, non solo i discendenti di Noè ma anche i nephilim che si trovavano ancora a Canaan durante la liberazione del Popolo di Israele della Terra Promosse.
Ancora una volta non concordo con questa lettura. Nessun Dio inviò il Diluvio, questo fu un cataclisma naturale del quale gli Elohim, grazie alla loro tecnologia, riuscirono a prevederne l’arrivo.
Hancock poi parla della condanna dei Vigilanti per la fornicazione, ancora una volta a mio avviso sbaglia. I Vigilanti, guidati da Semyaza, non furono condannati per la fornicazione ma perché generarono i figli con le femmine umane, cosa proibita dalle Leggi stabilite dagli Anunnaki.
Costoro avevano paura che il frutto di quell’incrocio potesse diventare pericoloso per mantenere il potere sulla Terra.
Questo è il mio pensiero e ancora una volta non trovo alternative per la nascita del Sapiens se non l’intervento di “coloro che scesero dall’alto”.