EGITTO

Egitto, terra misteriosa e affascinante. Così magica che l’avevo scelta come ambientazione del mio primo romanzo: Exodus – Il segreto di Mosè. La sua storia, le sue leggende, il suo emergere imperterrito dalle sabbie del tempo mi ha sempre ammaliato, fin da piccolo. Pur non avendolo mai visitato, è come se avessi vissuto lì per anni, come se facesse parte di me, una simbiosi particolare che mi ha fatto innamorare di questa civiltà. Voglio farvi salire con me sulla macchina del tempo e farvi provare l’emozione di essere catapultati al tempo dei faraoni.

Riporto di seguito alcuni stralci di Exodus – Il segreto di Mosè.

Siamo nel Nuovo Regno durante la XVIII dinastia, Akhenaton, il faraone eretico, è morto da poco e i suoi seguaci, per non essere uccisi dai restauratori, sono costretti ad abbandonare l’Egitto:

Mentre il sole stava tramontando, il corteo degli esiliati procedeva verso nord; quella sera il disco solare brillava di un rosso più intenso del solito, pareva quasi grondasse sangue. Lentamente, la luce lasciò spazio all’imbrunire, poi, all’improvviso il sole sparì come fosse divorato da una famelica bocca nascosta. Spaesato, Ptha guidava la carovana: davanti a sé si dispiegava l’ignoto. Cosa avrebbe potuto fare un gruppo di fuggitivi disperati? Quale sarebbe stata la sua sorte?  Forse Aton lo aveva abbandonato! Cercò di scacciare quei cattivi pensieri dalla testa, ma non ci riuscì. Camminava procedendo con un passo lento e incerto. All’improvviso fece sfilare tutta la colonna, poi si staccò all’indietro: voleva rimanere solo. Gli altri membri del gruppo osservarono incuriositi il loro compagno che aveva alzato gli occhi verso il cielo, fissava l’orizzonte ammantato di un insolito color rubino.”

Che magia. Mi pare di essere lì con i protagonisti. Ma continuiamo a seguirlo:

Ptha s’inginocchiò sopra il terreno arido e sassoso. Il silenzio era assoluto e pareva che anche la natura osservasse rispettosa quella figura umana genuflessa in mezzo al pietrisco. Il gran sacerdote era paralizzato, gli occhi gli si riempirono rapidamente di lacrime, poi dalla sua bocca uscì come un lamento, stava recitando l’inno di Aton. Dopo aver declamato la preghiera, la sua bocca precipitò verso la nuda terra, la baciò con ardore come se fossero le labbra dell’amata dalla quale si sarebbe dovuto distaccare per sempre, poi si rialzò lentamente e guardando verso la città di Akhet-Aton disse con voce rauca: «Addio mia amata città, addio meraviglioso “Orizzonte”!»

Akhet- Aton era una città creata in mezzo al deserto dal faraone Akhenaton durante la sua riforma religiosa. Era un luogo magico, ma soprattutto un luogo vergine, dove non era mai stato adorato alcun dio. La città fu distrutta da uno dei faraoni successivi che reintrodusse la religione tradizionale.  

Mentre la luna rifletteva il suo bagliore sulla superficie increspata del Nilo, il gran sacerdote si ricongiunse alla carovana. Durante il cammino verso il delta si unirono al gruppo altri profughi, alcuni sacerdoti atonisti e un centinaio di soldati scampati all’orrendo massacro […] Con l’arrivo degli ultimi profughi la comitiva arrivò a comprendere quasi settecento unità: quattrocento soldati, un centinaio di sacerdoti di Aton e numerosi cittadini. Vista l’assoluta mancanza di cibo, gli esuli decisero di costeggiare il Grande Fiume fino alla terra di Goshen, nella speranza che lungo le rive del Nilo avrebbero trovato qualcosa con cui sfamarsi.

Ecco la magia dell’Egitto:

Il corteo proseguiva con passo veloce lungo le sponde del Nilo. Il Grande Fiume attraversava tutto l’Egitto per finire il suo corso nel Mar Mediterraneo. Proveniva da Sud, dalle terre d’Etiopia e del Kush. Visto dall’alto, assomigliava ad un enorme serpente lucente che, dopo aver percorso un lungo tragitto in un letto unico, all’improvviso, all’altezza della città di On, si divideva in mille rivoli, creando un ventaglio d’acqua che scivolava in mare. Il Nilo pareva un enorme fiore di loto: il suo corso ne era il gambo, mentre il delta assomigliava a un’immensa corolla dischiusa in spettacolari petali d’acqua.”

Ecco apparire i famosi monumenti:

Durante il cammino, gli esuli incontrarono templi meravigliosi e città favolose, ma non si fermarono in nessuna di esse. Oltrepassarono velocemente anche la capitale dell’Antico Regno, Menfi. L’antica città era circondata da lucenti mura bianche che risplendevano candide e facevano sembrare la vecchia capitale un centro innevato nel bel mezzo del deserto. I profughi proseguirono ancora verso nord, dove superarono la piramide a gradoni di Djoser e la piramide romboidale di Snefru, così chiamata per la sua strana forma, che partiva temeraria verso il cielo per poi ridurre repentinamente la sua pendenza, come fosse afflitta da vertigini. Il gruppo dei fuggitivi continuava ad avanzare imperterrito, la stanchezza, però, cominciava a farsi sentire.”

La piana di Giza, le piramidi:

Da lontano, i fuggiaschi videro la stupenda piana di Giza: incantevole, favolosa, una delle meraviglie dell’umanità. Thut-Moses, amante delle forme perfette, rimase esterrefatto. Si lasciò superare dall’intera carovana e restò a contemplarne quello splendore. La piramide di Cheope con i suoi centoquarantasei metri di altezza era imponente, maestosa e chiunque la guardasse ne rimaneva ammaliato. Era stata costruita con milioni di blocchi di pietra e rivestita con fine calcare splendente. Pareva una bellissima sposa velata di bianco, mentre le piramidi di Chefren e Micerino, poste al suo fianco, sembravano le timide damigelle che la accompagnavano all’altare.”

La sfinge:

La piramide aveva la funzione di ponte con l’aldilà, era un’enorme scala protesa verso il cielo. Ricordava un raggio di sole pietrificato e serviva al faraone per raggiungere l’Onnipotente dopo la morte. Dopo aver osservato le piramidi, lo sguardo attento di Thut-Moses fu attirato dall’enorme creatura di pietra che faceva da guardia alla “sposa di roccia”: la sfinge. Quell’essere mitico, accovacciato sotto le piramidi, era allo stesso tempo terrificante ed enigmatico. In parte uomo e in parte bestia, aveva labbra serrate e lo sguardo imperscrutabile al quale univa un inquietante corpo leonino pronto a colpire. Thut-Moses, affascinato da quella visione sublime, era come paralizzato, poi, all’improvviso, sentì una mano appoggiarsi sulla spalla ed immediatamente si ridestò: era la mano di Ptha che lo invitava a riunirsi al resto del gruppo. Purtroppo non avevano il tempo per contemplare le meraviglie dell’Egitto.”

Per fortuna noi quel tempo lo abbiamo, così possiamo godere dello splendore di questa terra magica.

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