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Anno di pubblicazione 2007
Una delle più epiche avventure dell’età antica: la lunghissima marcia, attraverso incredibili pericoli e peripezie, che diecimila mercenari greci dopo la disfatta del principe persiano Ciro, sotto le cui insegne si erano battuti, contro il fratello Artaserse alle porte di Babilonia – compiono per tornare in patria. È l’impresa gloriosa e tragica documentata nel IV secolo a.C. da Senofonte nell'”Anabasi”, che proprio Valerio Massimo Manfredi ha studiato e tradotto negli anni ’80. Ma in questo romanzo le atrocità della guerra e l’eroismo di ogni soldato, il fasto e le crudeli bizzarrie della corte persiana, le insidie di una natura selvaggia e le amicizie più indissolubili sono narrate in una prospettiva completamente inedita: dalla voce di una donna, la bellissima siriana Abira, che per amore di Xenos lascia ogni cosa e condivide il destino dei Diecimila. Attraverso gli occhi di Abira, le donne diventano le protagoniste della grande storia.
Cosa ne penso
Bello ma non bellissimo. L’Anabasi in versione romanzata e raccontata da un punto di vista femminile è stata una lettura piacevole ed avvincente. Manfredi descrive benissimo la vicenda dell’armata dei diecimila, il lunghissimo viaggio di ritorno dal cuore dell’impero persiano alle coste del Mar Nero attraverso l’Armenia, in pieno inverno tra il freddo, la fame, la stanchezza, gli assalti di tribù ostili. Bella la figura della donna “barbara” intelligente ed acuta, anche se poco realistica, e molto interessante l’idea dell’intrigo politico. Intensa la descrizione dei paesaggi e delle battaglie. Il finale poteva essere migliore.
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