
Per questo dossier prendo spunto dal mio ultimo libro: Figli delle stelle – Le origini. Un testo che tratta del mistero sulle origini dell’uomo richiamandosi alla teoria degli “antichi astronauti”. Una teoria che esula dal creazionismo e dall’evoluzionismo, tant’è che è stata definita anche Terza Via o Intervento esterno.
Secondo questa ipotesi, l’essere umano non sarebbe stato creato da Dio, né sarebbe il risultato di una lenta evoluzione naturale proposta da Darwin. L’evoluzione sarebbe stata forzata da un evento esterno di esseri civilizzati che hanno raggiunto la Terra per sfruttarla. In questo articolo volevo concentrarmi più che altro sul numero 12.
Cosa centra questo numero con l’intervento esterno? Presto lo capirete.
Guardo l’orologio e lo trovo lì, volgo gli occhi sul calendario attaccato al muro e lo vedo ancora, lo sguardo mi cade sull’oroscopo del giornale, e “lui” è sempre lì. Persino la bandiera dell’Europa me lo rammenta. Forse non ci abbiamo mai fatto caso ma l’intera nostra vita è pervasa dal numero 12.
I mesi, le ore diurne e notturne di un giorno, i segni zodiacali sono 12.
Anche nella mitologia questo numero è ricorrente. Oltre al pantheon del monte Olimpo, 12 erano i Titani, le fatiche di Ercole, i paladini di Carlo Magno e i cavalieri della tavola rotonda.
In molte società, per effettuare il passaggio nella vita adulta, i riti iniziatici venivano effettuati al compimento del dodicesimo anno, che segna appunto l’ingresso nella pubertà.
Anche il nostro corpo è legato a questo numero.
12 è il numero dei nervi cranici, delle vertebre toraciche, delle paia di coste (dette volgarmente costole) e delle falangi di una mano escluso il pollice. 12 sono anche i principi fondamentali della nostra Costituzione e le stelle nella bandiera europea.
Nella Bibbia troviamo moltissimi riferimenti a questo numero.
I figli di Giacobbe, il numero delle tribù di Israele, dei profeti minori. Gesù viene ritrovato nel tempio all’età di 12 anni e successivamente chiamò a sé 12 apostoli. I pani e i pesci nelle ceste del miracolo erano 12, come anche le porte per accedere alla Gerusalemme celeste.
Il numero 12 aveva un profondo significato anche per la prima civiltà, i Sumeri.
Il loro pantheon infatti era formato da 12 dèi.
Perché avevano scelto proprio quel numero per formare il Consiglio divino?
La risposta ce la fornisce un famoso e osteggiato sumerologo, Zecharia Sitchin
Sitchin suggerisce come questo numero fosse importante perché rappresentava i 12 elementi del sistema solare: Sole, Mercurio, Venere, Terra con Luna (considerata un pianeta), Marte, Giove, Saturno, Nettuno, Urano e Plutone.
Sì, contandoli sono undici, ma Sitchin ci suggerisce come arrivare al fatidico numero. I Sumeri conoscevano un altro pianeta posto ai confini del sistema solare, Nibiru.
I critici contrastano questa ipotesi, sostenendo che nessuno ha mai visto il dodicesimo pianeta, o se togliamo Sole e Luna, il decimo.
Per esaminare la questione dobbiamo far riferimento ad un’incisione sumera che in passato ha scatenato molte polemiche e che ha attirato le critiche del mondo scientifico.
Questa incisione, nota con la sigla VA/243, attualmente è conservata nel Vonderasiatishe Museum di Berlino. Per analizzarla facciamo riferimento ancora una volta allo studioso azero. In questa raffigurazione di migliaia di anni fa, secondo Sitchin, il Sole è rappresentato al centro e attorno gli orbitano undici pallini, che considera pianeti.

Era forse questo il motivo per il quale il 12 era così importante?
La raffigurazione del sigillo, affiancata al poema Enuma Elish, titolo che indica le prime due parole del testo, ha dato modo allo studioso di elaborare una teoria che ha fatto molto discutere.
Sitchin suggerisce che il sigillo rappresenti il nostro sistema solare in scala. In questo altorilievo sarebbe riportato il famoso pianeta X (decimo), o dodicesimo se teniamo conto del Sole e della Luna.
Ma andiamo per ordine.
Nel 1966, l’astrofisico Carl Sagan scrisse nel libro La vita intelligente nell’universo quanto segue:
“Nell’illustrazione del sigillo VA/243 possiamo notare che il cerchio centrale è circondato da raggi e che può essere identificato molto chiaramente come un sole o una stella, ma come dobbiamo interpretare gli altri oggetti che circondano la stella? È quanto meno un assunto naturale che rappresentino pianeti.”
I Sumeri sapevano già che il sole era al centro del nostro sistema e che i pianeti gli gravitavano attorno? Questo popolo ha anticipato Copernico e Galileo di migliaia di anni? È sbagliato considerare la Luna come un pianeta?
Alle prime due domande Sitchin risponde sì.
La risposta al terzo quesito va argomentata.
Prima delle missioni spaziali sulla Luna credevamo che questa fosse una specie di “palla di ghiaccio”. Alcuni sostenevano che fosse un frammento di materia staccatosi dalla Terra quando questa era ancora un ammasso informe, un satellite senza vita e senza storia destinato a seguire per sempre la Terra. Quanto poi scoperto dalle missioni spaziali e dai satelliti ha messo in discussione tale convinzione. La struttura chimica e minerale della Luna, essendo in parte diversa da quella del nostro pianeta, ha messo in dubbio la teoria della scissione. Quanto scoperto anche dagli astronauti, dimostra che un tempo la Luna era un pianeta vivo e, come la Terra, anch’essa si era progressivamente solidificata da un nucleo originario. Oggi molti scienziati ritengono che Terra e Luna si siano formate nello stesso periodo come corpi distinti e separati. Questo dimostra che ancora una volta i Sumeri avevano ragione. Infatti conteggiavano la Luna come un pianeta, perché tale era al momento della sua formazione.
È possibile quindi che questo popolo avesse informazioni che noi abbiamo scoperto solo nell’ultimo secolo? Anche a questo quesito Sitchin risponde di sì.
Il nostro studioso sostiene che nella raffigurazione presa in esame i pianeti hanno le dimensioni e le distanze che ancora oggi possiamo osservare col telescopio. Mercurio è rappresentato come il pianeta più piccolo. La Terra, grande quanto Venere, è accompagnata dalla piccola Luna. Marte è più piccolo della Terra e di Venere, ma più grande di Mercurio e Luna. Giove, il pianeta più grande, è vicino a Saturno; più in là due pianeti corrispondono a Urano e Nettuno. Quindi il sigillo disegna in gran parte la situazione che troviamo ancora oggi osservando il cielo con potenti telescopi.
Alcune anomalie
Plutone.
Sul sigillo sumero, questo pianeta, invece di essere posizionato dopo Nettuno, era disposto fra Urano e Saturno. Inizialmente, Plutone poteva essere stato un satellite di Saturno e il passaggio del misterioso dodicesimo pianeta lo avrebbe strappato dalla sua posizione originaria. A causare questo stravolgimento sarebbe stato Nibiru, entrato nel sistema solare, non nella direzione orbitale del sistema stesso (antiorario), ma nella direzione opposta, muovendosi in senso orario. Ecco perché ancora oggi Plutone ruota attorno al Sole sullo stesso piano degli altri, ma è fuori squadra di 17 gradi.
L’anomalia più grande.
Nibiru sarebbe stato attirato nel sistema solare per un’anomalia cosmica, probabilmente l’esplosione di un corpo celeste relativamente vicino al sistema solare. Secondo Sitchin, questo era un pianeta grande tre/quattro volte la Terra, entrato nel sistema solare ruotando con un’orbita ellittica contraria a quella degli altri pianeti. Il suo periodo orbitale sarebbe stato di 3.600 anni. Sempre secondo lo studioso azero, questo pianeta sarebbe stato abitato da esseri intelligenti giunti sul nostro pianeta 445.000 anni fa, perché il loro pianeta era diventato invivibile a causa dell’atmosfera irrespirabile. Tuttavia non ci sono certezze sull’esistenza di questo pianeta e, proprio per questo, molti accademici hanno criticato Sitchin.
Prima critica
I Sumeri potevano osservare Nibiru perché in possesso del telescopio? La domanda è puramente retorica. Allora, chiedono i critici, come facevano a conoscerlo, visto che anche con gli attuali sistemi tecnologici non siamo in grado di osservarlo? La risposta ce la dà sempre Sitchin. I Sumeri non avevano osservato il pianeta, ma ne avevano conosciuto l’esistenza grazie agli Anunnaki, coloro che lo abitavano. Adorati come dèi, questi avevano dato le informazioni necessarie a coloro che sarebbero poi diventati i loro referenti: re e sacerdoti.
Seconda critica
Parlando specificatamente del sigillo VA/243 i critici sostengono che quello al centro non possa essere il Sole, perché nella maggior parte dei rilievi questo è rappresentato in maniera diversa. Forse, aggiungo io, questa diversità era dovuta al fatto che in questo caso il Sole era rappresentato nel suo sistema e non visto come il disco solare che illumina la Terra con i suoi raggi.
Terza critica
Sempre gli accademici sostengono che il sigillo possa rappresentare la costellazione delle Pleiadi. Al centro dell’altorilievo non sarebbe rappresentato il Sole, ma una stella generica, la quale, abbinata ai pallini della rappresentazione, che i critici considerano stelle e non pianeti, indicherebbe la costellazione delle Pleiadi. Allora perché i pallini che rappresentano le Pleiadi nel sigillo sono più di sette, visto che queste sono solitamente rappresentate da sette stelle? La risposta a mio avviso è semplice: perché il sigillo non rappresenta le Pleiadi.
Quarta critica
Sempre i detrattori di Sitchin sostengono che, se i Sumeri fossero entrati in contatto con gli extraterrestri, questi avrebbero dovuto citarli nelle tavolette arrivate ai nostri giorni, ma ciò non accade. Questa è la critica meno sensata. Si può credere o meno alla teoria proposta da Sitchin, ma dobbiamo constatare che in ogni tavoletta si parla di questi esseri.
Quinta critica
Nella parte del sigillo che solitamente non viene mostrata, c’è un pallino isolato. Cosa rappresenta? In questo caso, se lo contassimo, il sistema descritto dai Sumeri non sarebbe più di 12 elementi, ma di tredici. Due ipotesi. La prima: rappresenta Nibiru prima dell’entrata nel sistema solare. La seconda: raffigura il corpo celeste esploso che ha causato l’entrata di Nibiru nel sistema solare.
Sesta critica
Se Nibiru esistesse, perché non lo abbiamo ancora individuato? Eppure possediamo strumenti sempre più sofisticati, a partire dal telescopio orbitante Kepler. Voglio tener presente quanto detto dalla Nasa poco tempo fa. Anche se questo pianeta non è mai stato individuato, studiosi che lavorano in quell’ente, hanno asserito che non si esclude la presenza di un pianeta dalla grande massa all’estremità del sistema solare. Come possono fare questa affermazione? Presto detto. Al confine del nostro sistema solare sono presenti delle forti perturbazioni e, molti oggetti ghiacciati che si trovano nella cintura di Kuiper, mostrano turbamenti e alterazioni della loro orbita. Quest’ultima inoltre è inclinata di trenta gradi verso il basso più del normale piano su cui orbitano i pianeti. Quindi se ancora non abbiamo prove e non possiamo essere certi della sua esistenza, per lo meno abbiamo alcuni indizi che non fanno escludere quanto affermato da Sitchin.
A mio avviso però il 12 non è legato al numero degli elementi del sistema solare, anche se l’importanza del sigillo VA/243 è innegabile. Questo rappresenta, in anticipo di millenni, il nostro sistema solare con al centro il Sole e non la Terra. L’altra questione da far notare è quel pallino isolato sulla destra dell’incisione, testimonianza che i Sumeri conoscevano la storia di Nibiru, un pianeta isolato, posto ai confini del nostro sistema. A mio parere, però, non è questo il motivo per il quale la dozzina ricorre così tante volte nella nostra vita. Il declassamento di Plutone nel 2006 da pianeta a planetoide, di fatti, fa crollare il castello costruito su questa base. Calcolare il numero dei pianeti all’interno di un sistema è opinabile e basta una classificazione diversa, come avvenuto per Plutone, e un pianeta sparisce di colpo.
Ma allora, da cosa deriva l’importanza del numero 12?
Penso che i Figli delle Stelle, gli Anunnaki, fossero caratterizzati dall’esadattilia: sei dita per ogni arto, mani e piedi. Questa era una loro caratteristica biologica che li contraddistingueva, un elemento destinato a scomparire col tempo in conseguenza dei frequenti accoppiamenti dei Visitatori con le femmine terrestri, per loro natura pentadattili. Questo spiega l’importanza del numero 12 nella storia dell’umanità e il suo continuo richiamo in ogni ambito.
Il 12 collega l’uomo agli dèi, alla nostra vera origine.
Vi siete mai chiesti perché gli antichi sistemi di calcolo mesopotamici erano duodecimali, cioè basati sulla dozzina? I Sumeri, la prima grande civiltà del nostro tempo, lo utilizzavano in ogni settore… ma fate bene attenzione, questo metodo non è mai scomparso del tutto. I riferimenti alla dozzina sono ancora molteplici, solo che non ce ne accorgiamo perché distratti dalla confusione del quotidiano. Ad esempio, ne abbiamo un residuo nel computo del tempo, basti pensare ai minuti e ai secondi. Sessanta difatti è un multiplo di 12. Ma perché gli antichi avevano scelto proprio questo numero? Per rispondere, vi porrò un’altra domanda. Perché noi ora utilizziamo il sistema decimale? Basta guardarsi le mani per aver la riposta. Solo una questione pratica: abbiamo dieci dita. Un tempo non era così. Quando eravamo più vicini agli dèi, gli individui con 12 dita erano la maggioranza, poi il meticciamento ha portato alla scomparsa dell’esadattilia decretando il trionfo dei terrestri pentadattili e del sistema decimale. Questo ci ha allontanato dai nostri Padri, questo ha celato la verità, ma il 12 è rimasto latente nella nostra storia. Un ricordo indelebile, un legame col nostro Creatore.
Curiosità – Affresco all’interno della grotta del Santuario del Crocifisso a Bassiano
In provincia di Latina, a poca distanza da Sermoneta, si trova Bassiano, un suggestivo borgo di impianto medievale, che vanta una storia antica. Qui vicino si erge il Santuario del Crocifisso al quale si accede attraverso un corridoio buio ed angustio, a quella che viene chiamata Grotta dei Templari, o Grotta di Selvascura. Si tratta di una caverna naturale dove trovarono rifugio i francescani in fuga a causa della scomunica emessa da Papa Giovanni XXII e i Cavalieri Templari provenienti dalla vicina Abbazia di Valvisciolo. A rendere straordinario questo luogo è il fatto che la grotta sia completamente affrescata, tanto che divenne una vera e propria chiesa. Dal soffitto si notano stalattiti, sporgenze e rientranze alternati ai resti di diversi affreschi che raffigurano santi, personaggi ed episodi del Vangelo. I dipinti, databili tra il XIV e il XV secolo, sono probabilmente stati ritoccati o rifatti nel corso del tempo. Da segnalare l’affresco Cristo benedicente in trono con quattro Santi che il visitatore si torva davanti non appena accede alla caverna picta. Abbiamo, appunto, Cristo in trono, affiancato, a sinistra da San Leonardo e San Giacomo Maggiore e a destra da San Francesco e un pontefice anche se qualcuno vi ha riconosciuto San Nicola.

Il particolare strano, e che a noi interessa, riguarda il piede destro di Gesù. Se si presta attenzione si noterà senza ombra di dubbio che ha sei dita. Anche questo è un caso di Esadattilia. Ovviamente la presenza di sei dita alle mani o ai piedi dei personaggi è certamente voluta. Molti autori sostengono che sia un riferimento alla numerologia ed ai suoi valori esoterici. Scrive Sant’Agostino nella sua opera De civitate Dei:
“Sei è il numero perfetto di per sé “Ma non perché Dio ha creato il mondo in 6 giorni; piuttosto è vero il contrario. Dio ha creato il mondo in 6 giorni perché questo è il numero perfetto, e rimarrebbe perfetto anche se l’opera dei 6 giorni non fosse esistita”
In pratica, tramite il numero 6 viene indicata esotericamente la perfezione del Creato. In quanto il numero 6 è il primo ad essere formato e completato dalle proprie parti. Ovvero “del suo sesto, del suo terzo e della sua metà, che sono l’uno, il due e il tre, che sommati assieme formano, appunto il 6”. Ma è proprio così? E’ per questo che Gesù è stato rappresentato con sei dita, o c’è un altro motivo?
Ci sono prove dell’esistenza di essere con dodici dita?
Sì, ce ne sono molte, anche nella Bibbia, ma di questo vi parlerò tra poco. Ora voglio citarvi i Taltos, una misteriosa popolazione, antenata degli attuali ungheresi. Una tradizione siberiana mantenuta viva nella cultura magiara, parla di esseri soprannaturali provenienti dal cielo a bordo di una splendente nave celeste. Esseri giganteschi e con sei dita per mano. Provate a fare una ricerca, resterete stupiti.
Curiosità – Raffaello Sanzio e l’esadattilia
Se esaminiamo l’esadattilia nell’Arte, non si può fare a meno di citare Raffaello Sanzio. Ad esempio un “San Giovannino” con sei dita è riscontrabile nella Bella giardiniera (1507/1508 oggi conservata al Louvre di Parigi)

Qualche dubbio lo insinua anche la mano destra di papa Sisto II della famosissima pala nota come “Madonna Sistina” dipinta tra il 1512 e il 1514 ed esposta alla Gemäldegalerie di Dresda. La prospettiva non permette di esserne sicuri, ma sembrano esserci proprio sei dita.

L’ingegnere Franco Manfredi, autore di un libro dedicato proprio all’Esadattilia, “Lo strano caso delle sei dita” (Ebs print 2017) ha segnalato che a Urbino, nella casa natale di Raffaello, ora Museo Casa Santi dal nome del padre dell’artista, è visibile un affresco del 1498 con una Madonna con il Bambino addormentato in braccio. Ebbene le dita del piede destro di Gesù Bambino sono indubbiamente sei.

Degna di nota è anche la Trasfigurazione, oggi esposta alla Pinacoteca Vaticana. Si tratta di un capolavoro assoluto del Genio di Urbino. Una tempera su tavola databile al 1518-1520 ed è l’ultima opera di Raffaello, che non riuscì a portare a termine. La parte inferiore fu completata da Giulio Romano. Anche in questo caso il misterioso personaggio barbuto in primo piano pare vantare la medesima particolarità, sei dita.

Chissà se Raffaello non abbia voluto indicare, come ho fatto io nel libro Figli delle stelle un’origine particolare di Gesù. Basti ricordare anche la canzone Tu scendi dalle stelle per far suonare qualche campanello.
Altri casi di esadattilia
Una leggenda brasiliana di tribù amazzoniche parla di vascelli scintillanti scesi dal cielo. Questi visitatori portarono la conoscenza agli uomini, erano giganti di carnagione chiara, barba folta e sei dita alle mani e ai piedi. Esiste una tribù in Ecuador, i Waorani, dove la polidattilia è prevalente.
Curiosità – Origine della polidattilia
Non ci è dato sapere, quando ebbe inizio la polidattilia. Sappiamo solo che a un certo punto è comparsa in seno all’umanità. Sicuramente il momento è da porsi molto indietro nel tempo; in quanto tracce di mani e piedi a sei dita sono state trovate da paleontologi, archeologi ecc.

In Argentina si trova una grotta particolare, la “Cueva de las manos” così chiamata per le incisioni rupestri rappresentate dalle mani, molte delle quali hanno sei dita.
Il pensiero di Alan Alford
A destare curiosità sono stati alcuni racconti che narrano ritrovamenti di scheletri a sei dita, appartenenti a uomini giganti. Secondo Alan Alford, i giganti erano una specie molto longeva e robusta, ma sterile: essa era stata selezionata (manipolazione genetica di cultura aliena) dagli “dèi” affinché i suoi componenti fossero adibiti a lavori come la costruzione di imponenti edifici e lo scavo di gallerie nelle miniere da cui estrarre, in particolar modo, stagno ed oro. Tracce di giganti a sei dita, sono presenti nella bibbia, col nome di Refaim.
Refaim – I Giganti nella Bibbia
Tribù o popolo di alta statura. Non si conosce con precisione né il significato né l’origine del nome. Probabilmente si chiamavano Refaim perché discendenti di un uomo di nome Rafa. In 2 Samuele 21:16 l’espressione ha Rafàh (“il Rafà”), il nome del padre sembra essere stato utilizzato per indicare l’intera stirpe di giganti. In epoca remota i Refaim si erano evidentemente stanziati a Est del Mar Morto. I moabiti, che li spodestarono, li chiamavano Emim, che forse significava cose spaventose. Gli ammoniti li chiamavano Zamzummim, probabilmente da una radice che significa “avere in mente; tramare”. (Deuteronomio 2:10, 11, 19, 20)
Quando Chedorlaomer re di Elam si diresse a Ovest per far guerra a cinque re ribelli nei pressi del Mar Morto, prendendo prigioniero Lot, sconfisse i Refaim ad Asterot-Carnaim. (Genesi 14:1, 5)
Quindi a quell’epoca i Refaim si trovavano in Basan, a Est del Giordano. Poco dopo Dio disse che avrebbe dato ai discendenti di Abramo la Terra Promessa, che includeva la regione abitata dai Refaim. (Genesi 15:18-20).
Oltre 400 anni più tardi, quando Israele stava per giungere in Canaan, “il paese dei Refaim” si identificava ancora con Basan. Là gli israeliti sconfissero Og, re di Basan, il solo rimasto di ciò che restava dei Refaim. Non si può dire con certezza se questo significa che era l’ultimo re dei Refaim o l’ultimo dei Refaim nella regione, dato che poco dopo furono trovati Refaim a Ovest del Giordano. Nella Terra Promessa gli israeliti ebbero delle difficoltà con i Refaim, poiché alcuni di loro si nascosero nei boschi della regione montagnosa. I figli di Giuseppe ebbero paura di scacciarli. (Giosuè 17:14-18).
Mentre combattevano contro i filistei, Davide e i suoi servitori abbatterono quattro Refaim a Gat”. Uno di loro era un uomo di statura straordinaria che aveva sei dita a ciascuna mano e a ciascun piede. La descrizione della loro armatura indica che erano tutti uomini di alta statura. Uno di questi era “Lami fratello di Golia il gattita”. (1Cr 20:4-8) Questo Golia, ucciso da Davide, era alto sei cubiti e una spanna (quasi 3 m). (1Sa 17:4-7)
Insomma anche la nostra Bibbia parla di esseri con sei dita.
Ecco un ultimo esempio:
“Ci fu un’altra battaglia a Gat, dove si trovò un uomo di grande statura che aveva sei dita per mano e per piede, in tutto ventiquattro dita: anch’egli era nato a Rafa” (Samuele 2 Capitolo 22)
Curiosità – L’astronauta di Kiev
La misteriosa statuetta nota come L’astronauta di Kiev, è un enigma che non ha ancora incontrato una soluzione certa. L’oggetto è stato rinvenuto in una tomba nella regione siberiana di Altai, vicino alla Cina e successivamente portato appunto a Kiev. Temporalmente posizionato nel 700 a.C., è realizzato in oro ed attribuito agli Sciiti. Il particolare manufatto rappresenta un umanoide con un’armatura particolarmente aderente; la testa della figura, oltre che un elmo da guerra, può ricordare il casco di un astronauta oppure di un palombaro. Un elemento bizzarro è una sorta di aureola che corre lungo la sommità, quasi che fosse una sorta di area luminosa e non solo una parte ornamentale.
Particolare attenzione meritano le ‘giunture’ sui gomiti e la superficie particolarmente decorata sulla parte centrale del corpo. Anche la parte dell’aggancio dell’elmo presenta una lavorazione molto accurata, come se l’artista avesse voluto riprodurre con precisione un soggetto esistente. Le proporzioni tra braccia e gambe, rapportandole ad un essere umano, sono errate e associabili ad un altro tipo di primate. Anche la postura è piuttosto insolita per oggetti realizzati in quel periodo e suggerisce autorevolezza e possanza. Resta quindi un mistero aperto, non avendo sufficienti elementi per comprendere se è la raffigurazione di un guerriero danzante oppure memoria di un passato incontro con civiltà extraterrestri.

Ma la cosa che più mi interessa di questa statuetta è che ha sei dita per mano. L’oggetto pare essere stato creato come oggetto prezioso e ornamentale e, lo si ipotizza osservando la lavorazione raffinata, quindi non può essere un errore. Se invece, come più probabile le sei dita sono intenzionali, allora, probabilmente, si rifanno a esseri che per davvero avevano sei dita. Chi erano?
Perché crediamo che una vergine possa partorire un figlio, che un uomo sia risorto dalla morte e non crediamo invece all’esistenza di esseri con sei dita per mano? E se derivasse proprio da questo l’importanza del numero 12?
Fateci caso… ora l’uomo utilizza il sistema decimale. Guardatevi le mani, forse la risposta che cerchiamo è più vicina di quanto pensassimo.
A voi le conclusioni.