Cade il dogma sull’Antico Egitto

… La storia è molto diversa da quella che ci hanno raccontato

Tre studiosi indipendenti, Antonio de’ Flumeri, Gianluca Montuschi e Andrea Tavecchia, mettono in evidenza gli errori dell’egittologia riguardanti l’Antico Egitto. Di seguito riporto alcune delle loro conclusioni, estratte dal libro Giza. La caduta del dogma. Assunti che mettono fine all’ipocrisia degli accademici.

“Quando diciamo che sugli odierni libri di scuola, parte della storia dell’Antico Egitto è il risultato di semplici supposizioni, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che non è mai stato ritrovato alcun corpo di faraone all’interno delle piramidi dell’Antico Regno, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che la cronologia delle piramidi, così come ci viene insegnata, presenta uno sviluppo quantomeno anomalo, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che 20 anni per la costruzione della Grande Piramide sono un’eresia, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che gli antichi resoconti storici, fra i quali gli scritti di Erodoto, Manetone e Platone, sono stati considerati affidabili solo per quelle informazioni in linea con la storiografia ufficiale, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che le tecniche, il taglio, la lavorazione, il trasporto e la collocazione di massi di calcare e granito, megaliti capaci di raggiungere anche le 70 tonnellate di peso, presentano risultati più avanzati rispetto alle odierne capacità tecnologiche, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che allo stato attuale delle conoscenze sulle strutture interne della Grande Piramide è impossibile che abbiano potuto trafugare un intero corredo funebre, compresi corpo e sarcofago del faraone, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che all’interno della Grande Piramide c’è un bastone di legno che potrebbe essere datato con il metodo del Carbonio 14, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che questo bastone oggi sembra essere scomparso, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che l’altro pezzo dello stesso bastone è andato perso al British Museum, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che non tutti i cartigli e i marchi di cava presenti nelle camere di scarico della Grande Piramide sono stati autenticati e inviati al British Museum, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che tutti i cambi di progetto attribuiti alle piramidi analizzate in questo libro non trovano il benché minimo riscontro, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che i volumi costruttivi attribuiti alla IV Dinastia non hanno alcun senso rispetto a tutte le altre Dinastie, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che la Sfinge presenta erosione da acqua che la retrodata almeno di alcuni millenni, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che nella Stele del Sogno riprodotta da Young alla Tavola 80 non è presente la parte terminale della tredicesima riga, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che la Stele dell’Inventario riporta quantomeno tre verità, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che per una civiltà che invia sonde spaziali su Marte, 16 anni per dotare un robot di trapano e telecamera girevole sono assolutamente troppi, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.

Quando diciamo che ad oggi non esistono risposte ufficiali per molti dei dubbi sollevati dai ricercatori indipendenti, ci limitiamo a riferire un dato di fatto.”

Il fattore tempo smentisce gli egittologi

Vi riporto uno studio fatto sulla Grande Piramide sempre dagli autori di Giza. La caduta del dogma, un libro che vi consiglio di leggere … a voi le conclusioni.

“Vent’anni per la costruzione e il successivo smantellamento della rampa, per la scelta, il taglio e la squadratura delle pietre, la loro rifinitura, il loro trasporto delle cave fino alla piana di Giza (quelle di granito erano ad Assuan e distavano 800 km da Giza), il trascinamento lungo le rampe e il posizionamento definitivo nella piramide. Operazione ripetuta per 2.415.000 massi. Questo imponente numero ha sempre suscitato in noi un fascino particolare e leggendolo, una domanda su tutte ha spesso preso il sopravvento: quanto sarà stato il tempo totale dedicato ad ogni pietra? Ovviamente è un valore aleatorio, che dovrà tenere conto di altri aspetti, ma è comunque interessante giungere a una stima, proprio nell’intento di iniziare a considerare il fattore tempo per la costruzione della Grande Piramide.”

Gli autori, quindi, con delle semplici operazioni ci mostrano alcune simulazioni.

A un ritmo di 10 ore a masso, sarebbero stati necessari la bellezza di 2.757 anni:

2.415.000 x 10 = 24.150.000 ore
24.150.000 : 24 = 1.006.250 giorni
1.006.250 :365 = 2.757 anni

Con 5 ore a masso, 1.400 anni.

Se scendiamo a 30 minuti per ogni pietra, [gli operai] avrebbero comunque impiegato 138 anni per completare l’opera.

Per rientrare nei fatidici venti anni fissati dagli egittologi, il ritmo avrebbe dovuto essere di un masso ogni 4 minuti e 21 secondi!

2.415.000 : 20 = 120.750 massi/anno
120.750 : 365 = 331 massi/giorno
331 : 24 = 13,78 massi/ora
60 : 13,78 = 4,35 minuti (4 minuti e 21 secondi
[ottenuto per la trasformazione dal tempo decimale a quello sessagesimale])

La stima di un masso ogni quattro minuti e mezzo è quanto meno sconcertante. Il lavoro da fare, ricordiamolo, comprendeva fra le altre operazioni, il taglio delle pietre nelle cave, la loro modellatura e successivo trasporto alla piana di Giza – sebbene avessimo volutamente escluso questa voce dal calcolo, deve essere assolutamente considerata – collocazione sulle slitte, ubicazione interno della piramide seguendo un disegno architettonico ben preciso ed estremamente complesso. Ci sono però altre considerazioni da fare. Una su tutte è che questi calcoli suppongono la possibilità di lavorare ininterrottamente 24 ore su 24. Ma alla latitudine di Giza, le ore di luce e di buio si equivalgono e quindi il tempo lavorativo a disposizione dei costruttori della Grande Piramide era ridotto della metà. Ciò porta al valore di 2 minuti e 11 secondi per masso.

Un dato davvero disarmante.

Riporto ora altre considerazioni estrapolate da Giza la caduta del dogma, riflessioni che minano la teoria delle rampe, mettendone in evidenza i punti critici:

“- lo spazio di manovra di un tale numero di operai, nonché la loro disposizione lungo la rampa;

– lo spazio di manovra dei megaliti, per trasportarli a 50 metri di altezza (percorrendo circa 5 semirampe);

– il peso che dovevano sopportare le semirampe – ricordiamolo, costruite con strati di stuoie, mattoni a secco e legna – che consisteva nel masso di 70 tonnellate, al quale andava aggiunto quello dei trasportatori. Prendendo come media 60 Kg per ogni uomo (valore di peso medio molto basso), il peso di 1.812 uomini corrisponde a oltre 108 tonnellate, per un totale di quasi 180 tonnellate complessive sulla struttura della rampa.”

Inoltre, come farebbero i megaliti più pesanti a superare gli angoli a 90° fra due semirampe? E ancora: gli uomini avrebbero occupato più di una semirampa, allora come non disperdere la tensione delle funi degli operai che già avevano girato l’angolo della stessa? E una volta arrivati in cima alla rampa dove si sarebbero messi i 1.812 operai?

Dovrebbe essere l’egittologia a rispondere, ma non lo fa, preferendo attaccare chi cerca soluzioni diverse.

Altre prove sconcertanti

Voglio adesso prendere in considerazione il lavoro di Georges Goyon[1], che nel suo libro del 1977 Il segreto delle grandi piramidi espose un’analisi dettagliata dalla quale partiamo. Nel suo testo lo studioso francese innanzitutto precisa che gli Egizi non conoscevano la ruota, quindi neanche la carrucola che fa della ruota il suo fulcro, non avevano gru e per spostare le pietre facevano affidamento solo sulla forza umana, slitte di legno e lubrificanti naturali.

Non è mia intenzione descrivere il procedimento nei minimi dettagli, questo lo potete leggere direttamente dalle fonti che ho utilizzato. Voglio solo ricordarvi che, nel suo calcolo, Goyon ha tenuto conto della forza peso, dell’angolazione della pendenza della rampa e della forza d’attrito. Va considerato inoltre che il peso medio delle pietre della Grande Piramide conteggiato da Goyon in 2,5 tonnellate, diventa di 3 tonnellate sommando al masso il peso della slitta. Dopo alcuni calcoli per trovare angolatura e attrito si ottiene il peso relativo di 932 kg, peso da trascinare lungo la rampa per un carico campione di 3 tonnellate. Goyon ha inoltre eseguito alcune analisi scientifiche che stabiliscono in circa 12 kg la forza che un uomo può esercitare al traino di un masso in modo continuo e per un lungo periodo.
Ciò vuol dire che per trainare i 932 kg di peso relativo (riferito al campione selezionato di 3 tonnellate) sarebbero stati necessari 78 uomini (932:12).
Ma questi 78 uomini servivano solo per un campione di 3 tonnellate che era il peso medio, cosa sarebbe successo quando si dovevano trainare massi da 50 o 70 tonnellate? Con i calcoli fatti per 50 tonnellate ci sarebbero voluti 1.294 uomini, per 70 tonnellate 1.812 uomini.
Quindi, oltre al problema tempo, c’era anche quello relativo al numero degli addetti.
Riportiamo ora altre considerazioni estrapolate da Giza la caduta del dogma, riflessioni che minano la teoria delle rampe, mettendone in evidenza i punti critici:

“- lo spazio di manovra di un tale numero di operai, nonché la loro disposizione lungo la rampa;

  • lo spazio di manovra dei megaliti, per trasportarli a 50 metri di altezza (percorrendo circa 5 semirampe);
  • il peso che dovevano sopportare le semirampe – ricordiamolo, costruite con strati di stuoie, mattoni a secco e legna – che consisteva nel masso di 70 tonnellate, al quale andava aggiunto quello dei trasportatori. Prendendo come media 60 Kg per ogni uomo (valore di peso medio molto basso), il peso di 1.812 uomini corrisponde a oltre 108 tonnellate, per un totale di quasi 180 tonnellate complessive sulla struttura della rampa.”

Inoltre, come farebbero i megaliti più pesanti a superare gli angoli a 90° fra due semirampe? E ancora: gli uomini avrebbero occupato più di una semirampa, allora come non disperdere la tensione delle funi degli operai che già avevano girato l’angolo della stessa? E una volta arrivati in cima alla rampa dove si sarebbero messi i 1.812 operai?
Dovrebbe essere l’egittologia a rispondere, ma non lo fa, preferendo attaccare chi cerca soluzioni diverse.

Sempre per rispondere a chi mi chiede se il mio lavoro è scientifico e visto che parlo di Giza ne approfitto per riportare un ultimo esempio di archeologia ufficiale distorta. Per farlo mi baserò ancora una volta sugli studi di ricercatori indipendenti come West, Hancock e Schoch. Nei loro libri hanno dimostrato come i segni sulla sfinge siano stati causati dalle piogge. Una scoperta sensazionale se si considera che, già a partire dal 4.000 a.C., l’Egitto ha avuto un clima secco, arido, un clima che ha portato alla formazione del deserto del Sahara. Questo può significare solo una cosa: la sfinge è molto più antica di quanto si pensasse. Probabilmente è stata costruita attorno al 9.000 a.C., quando il paese del Nilo era una savana verdeggiante, con un clima umido e piovoso. Allora perché gli egittologi non avvalorano questa scoperta? La risposta è ancora una volta racchiusa in una sola parola, dogma.


[1] Lavoro descritto sempre nel libro Giza, la caduta del dogma.

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