Stilnovo

La corrente letteraria del dolce stil novo (o più semplicemente stilnovo) si sviluppa a Firenze negli anni ottanta del Duecento. Ne è considerato precursore il bolognese Guido Guinizzelli, ma la sua definizione si deve al fiorentino Guido Cavalcanti, amico di Dante. Tra i molti altri poeti stilnovisti si possono ricordare Lapo Gianni, Dino Frescobaldi, Gianni Alfani. Il più vasto canzoniere stilnovista si deve però a Cino da Pistoia. Lo stilnovo prende le distanze dalla lirica siciliana e propone una nuova poesia d’amore, vista come un modo di comunicare accessibile solo a pochi privilegiati dall’animo nobile, per i quali quella amorosa è un’esperienza assoluta.

Gli autori della nuova corrente intrattenevano tra di loro stretti rapporti personali e artistici. Tuttavia lo stilnovo non si può definire una scuola. È piuttosto un insieme di esperienze poetiche, tra loro diverse, che convergono verso l’obiettivo di dare vita a una nuova poesia d’amore. Per questo prendono le distanze dalla precedente lirica siculo-toscana.

L’iniziatore del stilnovo è considerato Guido Guinizzelli, coetaneo di Guittone d’Arezzo, ma la piena formulazione di questa corrente avviene a Firenze negli anni ottanta del Duecento, a opera di Guido Cavalcanti, Dante e alcuni loro amici. Proprio a Dante si deve il nome di “dolce stil novo”. Nel canto XXIV del Purgatorio, quando incontra nel girone dei golosi il poeta lucchese Bonagiunta Orbicciani, Dante pronuncia una dichiarazione di poetica:

« I’ mi son un che quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch’e’ ditta dentro vo significando. »

A cui Bonagiunta risponde:

« “O frate, issa vegg’io” diss’egli “il nodo
che ‘l notaro e Guittone e me ritenne
di qua dal dolce stil novo ch’i’ odo!” »

Bonagiunta riconosce nelle parole di Dante la distanza rispetto alla sua poesia, a quella di Guittone e del siciliano Iacopo da Lentini (‘l notaro). La novità consiste nel fatto che lo stilnovo ha una concezione precisa degli effetti dell’amore sull’anima dell’innamorato, e si sofferma su alcuni dibattiti morali, come quello relativo al rapporto tra amore e nobiltà.

L’unico tema trattato dagli stilnovisti è quello amoroso, attorno al quale si sviluppa una concezione della nobiltà fondata sul cor gentil, l’animo gentile, l’unico in grado di vivere l’esperienza amorosa e di coltivare l’amor fino (cioè in grado di comprendere e comporre le poesie d’amore). La poesia e l’amore sono i caratteri distintivi di un gruppo ristretto di persone, e la “dolce” lingua consente la comunicazione tra questi pochi privilegiati, che concepiscono l’esperienza amorosa come un valore assoluto, un sentimento d’elezione che porta il poeta a innalzarsi dalla classe sociale di provenienza.

La donna viene idealizzata e smaterializzata: di lei non vengono fornite descrizioni fisiche, mentre è frequente l’immagine della donna-angelo, che con il suo saluto taumaturgico risana l’animo di chi lo riceve. Grande importanza è data infatti alla fenomenologia d’amore. La donna si presenta al poeta attraverso fuggevoli incontri in contesti cittadini. L’evento si situa in una dimensione corale: il poeta non è mai solo, ma si trova con un gruppo di amici che gli offrono il loro sostegno, mentre la donna è in compagnia di altre dame, tra le quali spicca per la sua bellezza.

Il poeta è sconvolto da questi incontri e la poesia registra accuratamente i processi fisici e psicologici che lo colpiscono. Questi, secondo le teorie dell’epoca, sono provocati dal movimento di sostanze spirituali che, dotate di una loro autonomia, agiscono sull’animo umano e possono addirittura lasciare l’individuo a cui appartengono e spostarsi verso un altro, per esempio verso la donna amata. La donna stilnovista, per altro, è sempre irraggiungibile e molto spesso è legata a un altro uomo. L’amore non ha come scopo il soddisfacimento di un desiderio, ma la continua tensione verso qualcosa che non si può raggiungere.

Le opere stilnoviste, dirette a un pubblico ristretto e fondate perlopiù sulle strutture metriche della canzone, del sonetto e della ballata, sono caratterizzate da una sintassi lineare e dal limitato ricorso ad artifici retorici. Viene inoltre usata una lingua cittadina colta, priva di espressioni popolari.

tratto da https://it.wikibooks.org/wiki/Storia_della_letteratura_italiana/Lo_stilnovo

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