Voglio iniziare con una domanda.
È vero che l’Antico Testamento proibiva l’incesto?
La risposta è sì.
Nella maggior parte dei casi questo era considerato reato e prevedeva la pena di morte.
Le relazioni sessuali erano proibite con madre, padre, matrigna, fratello o sorella, fratellastro o sorellastra, nipote, nuora o genero, zia o zio e con le mogli dei fratelli.
Quindi non si trovano casi di incesto nella Bibbia?
In realtà non è così.
Solo con la Legge mosaica erano state introdotte queste norme, prima di quel tempo tale pratica non era espressamente proibita come vedremo facendo riferimento ad Abramo, Isacco e Giacobbe.
L’incesto pare quasi una tradizione consolidata. Abramo aveva sposato la sorellastra Sara; Isacco la cugina Rebecca; Giacobbe le sue due cugine, Rachele e Lia; Esau, fratello di Giacobbe, la figlia di quest’ultimo, Mahalat. Come mai questa profonda differenza tra i patriarchi e la Legge di Mosè?
Io ho una risposta ma ve la scriverò in un altro momento, in quanto voglio che facciate delle riflessioni senza avere condizionamenti. Ma ora prenderò in esame due incesti sempre descritti nei versetti biblici.
Il peccato di Cam
Per prima cosa leggiamo i versetti biblici:

“I figli di Noè che uscirono dall’arca furono Sem, Cam e Iafet; Cam è il padre di Canaan. Questi tre sono i figli di Noè e da questi fu popolata tutta la terra. Ora Noè, coltivatore della terra, cominciò a piantare una vigna. Avendo bevuto il vino, si ubriacò e si denudò all’interno della sua tenda. Cam, padre di Canaan, vide la nudità di suo padre e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono la nudità del loro padre; avendo tenuto la faccia rivolta indietro, non videro la nudità del loro padre. Quando Noè si fu risvegliato dall’ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore; allora disse: «Sia maledetto Canaan! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli!».” (Genesi, 9: 18-25)
Il primo particolare salta subito all’occhio è il fatto che venga specificato che “Cam è il padre di Canaan.”
Ognuno dei tre figli di Noè: Sem, Cam e Iafet, avrà a sua volta, numerosi figli che verranno elencati nel capitolo successivo.
Allora perché in questo brano viene anticipato il nome di Canaan, solo uno dei molti figli di Cam?
Che il riferimento al suo nome non sia casuale, è confermato dal fatto che gli autori lo nominino una seconda volta, al momento del peccato di Cam: “Cam, padre di Canaan, vide la nudità di suo padre.”
Presto vedremo che è proprio la natura del peccato di Cam che giustifica il riferimento a suo figlio Canaan. Infatti questa storiella per gli autori del tempo aveva un significato molto preciso, che è possibile decifrare grazie al capitolo 18 del Levitico che elenca le prescrizioni sulle relazioni sessuali.
“Nessuno si accosterà a una sua consanguinea, per scoprire la sua nudità. Io sono il Signore.
Non scoprirai la nudità di tuo padre né la nudità di tua madre: è tua madre; non scoprirai la sua nudità. Non scoprirai la nudità di una moglie di tuo padre; è la nudità di tuo padre.” (Levitico, 18: 6-8)
Scoprire la nudità del padre, per gli israeliti, significava accostarsi alla madre.
Il vero peccato di Cam è aver commesso un incesto con sua madre, la moglie di Noè. Ecco perché viene nominato per ben due volte Canaan. Canaan è il figlio di questo peccato, è il figlio di Cam e della moglie di Noè.
Quest’interpretazione non è solo coerente con il passo del Levitico ma è l’unica che spiega il motivo per il quale Noè se la prenda con l’innocente Canaan nonostante il peccato venga commesso da Cam.
Ecco i versetti biblici:
“Quando Noè si fu risvegliato dall’ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore (Cam); allora disse: «Sia maledetto Canaan!”
Noè maledice Canaan perché quel bambino è il frutto del peccato e, come si credeva all’epoca, i peccati dei genitori ricadevano sui figli.
Da Canaan discenderanno i popoli cananei, i peggiori nemici d’Israele. L’origine peccaminosa dell’antenato serve da una parte per aumentare il contrasto tra un popolo nato dalla trasgressione e il popolo eletto e dall’altra per spiegare i costumi che i cananei continuavano a utilizzare anche ai tempi degli autori.
Infatti il capitolo 18 del Levitico sulle prescrizioni sessuali che ho citato, inizia proprio così:
“Non farete come si fa nella terra d’Egitto dove avete abitato, né farete come si fa nella terra di Canaan dove io vi conduco, né imiterete i loro costumi.” (Levitico, 18: 3)
I cananei, evidentemente, praticavano l’incesto e gli autori sacri hanno ben pensato di proiettare la stessa trasgressione all’origine del capostipite.