Com’è nata l’agricoltura?

Comparsa quasi 12mila anni fa, in varie aree del mondo, è alla base dello sviluppo dell’uomo.

L’inizio avviene circa nel 10000 a.C., in un’area del mondo più vasta di quanto si ritenesse fino a qualche decennio fa. Ci sono, infatti, tracce molecolari e archeologiche dello sviluppo indipendente dell’agricoltura in 11 regioni del Vecchio Mondo (Asia, Europa, Africa) e del Nuovo (America, Australia), anche in zone geograficamente isolate. Le tracce più antiche si trovano nella parte fertile dell’attuale Turchia e dell’Iran, dove sono iniziate le coltivazioni di orzo selvatico, grano e lenticchie. Le forme “domestiche” di grano compaiono circa nel 9800 a.C.. L’introduzione delle pratiche agricole, da parte dei nomadi, produce la formazione delle prime aggregazioni urbane (villaggi rurali). Si tratta del primo vero sviluppo dell’agricoltura: i contadini nomadi diventano sedentari, costruendo le prime abitazioni. L’Europa era abitata esclusivamente da cacciatori raccoglitori, fino a circa 9mila anni fa, quando inizia a diffondersi l’agricoltura a partire dall’odierna Turchia, raggiungendo la parte centrale del continente nell’arco di mille anni. Uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences dimostra che i primi contadini che hanno colonizzato l’Europa sono discendenti diretti delle popolazioni dell’Egeo (turchi, greci, egiziani, libanesi, siriani, ecc). L’agricoltura non è quindi il risultato di un cambiamento delle abitudini dei cacciatori raccoglitori. In pratica, le due popolazioni hanno inizialmente vite separate. La lavorazione del suolo giunge nel nostro continente dal nord della Grecia e dalla regione del Mare di Marmara, in Turchia, attraverso la rotta balcanica, e nella Penisola iberica attraverso una rotta mediterranea. Gli agricoltori introducono la domesticazione di piante e animali, creando uno stile di vita sedentario. Con i cacciatori raccoglitori hanno scambi culturali, ma non genetici, i quali avvengono solo alcuni secoli dopo.

Discendenti diretti

Analizzando il Dna di cinque scheletri di agricoltori neolitici della Grecia e della Turchia, alcuni paleogenetisti dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza, in Germania, hanno stabilito l’esistenza di un collegamento genetico diretto tra questi e quelli che si sono diffusi in Europa.

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